Sci alpino

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Il monoscì e il dualski 


La pratica dello sci alpino per disabili è un argomento vasto e complesso.

Il mono/dualski è lo strumento che permette ad un individuo con ridotte capacità motorie (deambulanti o deambulanti con gravi difficoltà) di sciare seduto, utilizzando i movimenti del tronco e delle braccia. Con il monoscì è possibile accedere alla maggior parte degli impianti di risalita, in maniera autonoma. Seggiovie, ski-lift, ancore, non sono un problema, così come non è un problema affrontare la discesa: con un minimo di esperienza si riesce ad affrontare con sicurezza anche una pista nera.

E’ importante però approciare allo sci da seduti attraverso una società sportiva che segua passo passo, che possa correggere eventuali movimenti sbagliati, che consigli sui materiali da utilizzare, su come preparare lo sci, su come comportarvi sulle piste: una condotta responsabile ed educata garantirà non solo a voi, ma anche a chi tornerà a sciare in quella località, un trattamento cortese.

Mi sento di consigliare a tutti di partecipare alle manifestazioni per principianti ed esperti organizzate durante l’anno, perché lo scambio di esperienze che si ha stando assieme è di importanza fondamentale per la crescita della cultura della disciplina sportiva. Esiste un settore del Dipartimento 5 (sport invernali) del Comitato Italiano Paralimpico che si dedica appunto all’attività ‘promozionale’, attraverso la supervisione e l’organizzazione di corsi di differenti livelli: avviamento, perfezionamento ed Introduzione alla pratica agonistica. Sull sito web www.comitatoparalimpico.it è disponibile il calendario dei corsi AVPER e INTRO.

L’apprendimento


Riguardo la possibilità di imparare a sciare seduti, come ho già anticipato esistono dei corsi, all’interno dei quali è possibile (senza doverla acquistare) utilizzare l’attrezzatura necessaria ed essere iniziati all’uso da sciatori disabili esperti. I corsi si svolgono più o meno in tutta Italia, e vengono organizzati da Associazioni e/o gruppi sportivi affiliati al CIP che supervede all’attività attraverso i propri Tutor di Formazione (ex atleti disabili che grazie alla loro esperienza in materia sia tecnica che di ‘disabilità’ possono essere garanti di un servizio efficace ed efficiente). Esiste inoltre uno ‘Ski Tour’ che comprende molti dei suddetti corsi, con lo scopo di avvicinare quanti più possibili disabili attraverso degli incontri informativi nelle unità spinali vicine ai luoghi di svolgimento dei corsi (per maggiori informazioniwww.freeridersportevents. com). 

Chi può usare un monoscì?


A volte mi capita che mi venga chiesto qual è il livello di lesione più alto accettabile per riuscire a sciare con il mono. Sicuramente la paraplegia non presenta grossi limiti: statisticamente un para D10-12 o più basso, nel giro di una giornata è già in grado di affrontare le piste di un campo scuola, mentre ad un lesionato tra D1-D8 occorrono un paio di giorni; comunque se siete dei paraplegici e volete cominciare a sciare potete stare tranquilli: la cosa è fattibilissima. 
Stesso cosa vale per gli amputati bilaterali. Il discorso si fa più complicato per la tetraplegia: conosco tetra che sciano, io stesso ho una lesione C6-7 e scio senza problemi ed in completa autonomia su qualunque tipo di pista. Però non tutti i tetra hanno le capacità residue necessarie: mentre il movimento delle dita e del polso non è di grande importanza (si può ovviare alla mancanza di presa sulle stampelle con delle forcelle…) per riuscire a compiere i movimenti necessari a sostenersi sulla pista serve avere entrambi i tricipiti con funzionalità buona e magari anche un poco di pettorali. Con queste premesse anche il tetra nel giro di due o tre giorni riesce a scendere in modo soddisfacente dalle piste più facili. Per chi intende avvicinarsi alla pratica dello sci alpino, consiglio un minimo di preparazione atletica, poiché le braccia, e soprattutto la muscolatura e l’articolazione della spalla, sono molto sollecitate: anche se può sembrare un’attività muscolarmente ‘statica’ (in fondo si va in discesa…) in realtà si tratta di contrazioni spesso quasi-isometriche e sempre di grande entità, che richiedono una notevole spesa energetica. E poi occorre considerare le cadute, che soprattutto in fase di apprendimento sono frequenti, ed interessano l’unica parte del corpo esposta al contatto con la neve: l’esterno della spalla e del braccio.

La pratica agonistica


Dopo aver imparato ed affinato un poco la tecnica, se vi piace andare forte, è bene considerare la possibilità di cominciare a gareggiare nelle discipline dello sci alpino, slalom speciale, slalom gigante, super G e discesa libera sono le stesse sia per i disabili che per i normodotati, e vi daranno la possibilità di confrontarvi con gli altri e di correre nelle migliori condizioni. Mi riferisco soprattutto alla sicurezza: ricordate che le piste aperte non sono il luogo adatto per cercare il proprio limite, visto il rischio sempre presente di collisioni con altri sciatori (ed il monoscì è fatto di ferro, ricordatevelo), e che un’attività intensa non deve essere svolta senza un adeguato controllo medico-sportivo.

 

By | 2013-06-20T10:47:52+01:00 Giugno 20th, 2013|ATTIVITA'|0 Comments

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